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migrazione in datacenter

Strategia di Migrazione in Datacenter: le regole d’oro per non fallire

Le adotta Momit tra progettazione, test e punto di ritorno.

Comunemente, sono due le strategie di migrazione più utilizzate: la cosiddetta strategia big bang e la strategia definita a “contagocce”. Sono entrambe valide ma differiscono tra loro per la disponibilità continua dei dati

La prima strategia di migrazione prevede un trasferimento in un tempo limitato. Essa implica anche lo stop dei sistemi attivi per procedere al trasferimento dei dati nella nuova destinazione; ciò significa che le risorse diventeranno indisponibili durante l’attività.

L’altra tipologia di migrazione non prevede invece alcuna interruzione. Piuttosto, avviene un po’ sul principio dei vasi comunicanti: resta attivo il vecchio sistema, mentre pian piano i dati vengono trasferiti nel nuovo sistema, funzionante in parallelo. In questo modo, tutti i processi applicativi coesistono contemporaneamente sul precedente e sul nuovo sistema pur in piena fase di migrazione. 

Cosa vuol dire “migrazione dei dati”?

In termini estremamente semplicistici, migrare i dati significa trasportarli da una parte all’altra. È un po’ quello che facciamo con le piccole pendrive: le attacchiamo alla porta usb di un computer per trasferire i dati presenti su quel dispositivo ad un altro. Una migrazione in datacenter la si può immaginare come un enorme spostamento di migliaia e migliaia di byte, con la frequente necessità di dover continuare a garantire la fruizione e la disponibilità di quei dati. 

Strategia di Migrazione: analisi accurata

Quanto sopra è una situazione ideale ma non è sempre possibile; in alcuni casi potrebbe rendersi obbligatorio un breve momento di stop. È proprio per evitare questo fermo che interveniamo con un’approfondita analisi dell’infrastruttura informatica di partenza: stabiliamo le linee guida per ogni fase della migrazione fino ad arrivare alla soluzione migliore da adottare in migrazione.

L’obiettivo è rendere sempre disponibili i dati, soprattutto quelli alla base dell’erogazione di un servizio o applicazione (solitamente il database). Le complesse applicazioni che fanno funzionare l’internet “delle cose” non possono permettersi il lusso di fermarsi.

Semplificando, la migrazione dei dati è nei fatti il complesso processo di trasferimento dei dati da un’infrastruttura all’altra attraverso passaggi di sincronizzazione e duplica dei dati dopo la loro validazione. Il processo è estremamente delicato e non può (e non deve) essere lasciato al caso: adeguati interventi di analisi iniziale, una ben determinata fase di preparazione sono cruciali

Gestire la migrazione efficientemente e in sicurezza

Non importa se i dati vengono trasferiti ad un gestionale, in Cloud o fra differenti Datacenter; quel che è importante è garantire il percorso di trasferimento in assoluta efficienza e sicurezza.

Analizziamo la sicurezza: bisogna sempre avere un piano per prevenire complicazioni; migrazioni mal riuscite possono portare a dati inconsistenti e non completi. Del resto, un’interruzione o un problema alla connessione fra i Datacenter può accadere in ogni fase del processo di migrazione, e non può essere previsto a priori.

Come nella vita di tutti giorni, anche per le migrazioni vale il detto “prevenire è meglio che curare”. Molto meglio studiare a tavolino la migliore strategia di migrazione piuttosto trovarsi, dopo, dinnanzi a problemi da risolvere “al volo”.

Per questo in Momit partiamo dalla totale conoscenza dell’infrastruttura e dei flussi applicativi presenti nella “sorgente”. Ovviamente, non è possibile ricostruire in autonomia una architettura applicativa frutto di anni di evoluzione: è più che normale che svolgere questa fase in strettissima collaborazione con sviluppatori e IT interno dell’azienda. 

Conclusa la prima fase, si passa a quella successiva: la soluzione di eventuali problemi inattesi. Vengono evidenziate tutte le criticità note e i possibili imprevisti.

Possibili imprevisti possono portare al degrado temporale sul dato, per cui in fase di analisi va considerata anche la qualità dei dati e definiti i tempi accettabili di risoluzione per gli imprevisti.

4 step fondamentali per un processo di migrazione sicuro e performante

Strategia di Migrazione: i 4 Step fondamentali

Illustriamo 4 punti fondamentali da effettuare prima di inziare una migrazione:

  1. È buona norma assicurarsi di avere i backup perfettamente funzionanti prima di iniziare una migrazione. Sarebbe imbarazzante perdere i dati per un imprevisto scoprendo che i backup non sono ripristinabili;
  2. Dividere e documentare sempre quali sono le piattaforme che NON possono essere migrate. Ad esempio, Microsoft Active Directory non va migrato se non in una soluzione a “BigBang”, perché ha già i suoi naturali algoritmi di replica;
  3. Una strategia di migrazione “a contagocce” necessita quasi sempre di renumbering IP. Non tutti gli applicativi “digeriscono” e apprezzano questo cambiamento;
  4. Va sempre definito qual è il “punto di non ritorno”, ovvero la soglia passata la quale non è più possibile tornare indietro dagli imprevisti (la cosiddetta azione di Rollback).

Migrare con Momit: un intervento corretto ed ottimale

Veniamo adesso a Momit e alle scelte adottate dall’azienda per offrire un processo di migrazione sicuro e performante.  Il team opera seguendo i passaggi fondamentali sopra menzionati: analisi, test e creazione del documento di progetto. Vengono naturalmente evidenziati gli step, le criticità e il punto di non ritorno.

D’altra parte, ogni cliente ha un’infrastruttura a sé: il documento va necessariamente redatto per ogni singolo caso, anche se per alcuni clienti è simile, o se alcune piattaforme si migrano secondo principi standard. 

L’importanza della documentazione

Spesso le aziende, anche quelle grandi con tutte le certificazioni ISO possibili, non hanno documentazione. Gli interventi effettuati nel corso degli anni hanno previsto cambi e modifiche, ma mai documentazione.

Non è raro trovarsi a dover impiegare troppo tempo per comprendere l’infrastruttura applicativa di un cliente; diventiamo quasi agenti 007 che “investigano” per avere piena conoscenza dell’infrastruttura applicativa. Meno documentazione è presente e più lungo sarà il periodo necessario alla stesura del documento di progetto.

 In alcuni ambienti, per la redazione del documento aiuta una fase migrazione di test. Creiamo un ambiente parallelo dove testiamo la migrazione o parte di essa. Tutto ciò avviene con la consapevolezza di trovarci all’interno di un ambiente non identico alla produzione; inoltre, nella realtà potrebbero emergere criticità non apparse in fase di test.

Creato il documento si passa all’azione. Nella seconda parte di questo articolo vedremo gli step di una strategia di migrazione messa in atto da Momit per una realtà informatica complessa!

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